«Mi piace, non mi piace. Lo diciamo senza dover rendere conto di nulla. Ci esprimiamo così a proposito dei cibi che amiamo o non sopportiamo - scrive l'autore - Interessante che sant’Antonio ricorra proprio al gusto per qualificare il senso della sapienza. Sapienza deriva da sapore».
«Il termine sapiente deriva da sapore, perché come il gusto serve a distinguere il sapore dei cibi, così il sapiente è in grado di discernere le cose fatue da quelle pregevoli, il male dal bene» (Sant’Antonio, Sermoni, Cattedra di San Pietro, 10).
«È dunque sapiente chi riesce a lasciarsi guidare dal sapore. Ovvio, finché si tratta di cibi la cosa è relativamente facile. Quando, invece, si tratta di distinguere le cose fatue dalle pregevoli, il male dal bene, le cose si fanno assai più complesse. Abbiamo a che fare con decisioni da prendere in campo morale e non sempre è facile compiere le scelte più adeguate in vista del bene. Occorre mettere in campo la nostra esperienza e ricordare ciò che ci ha fatto gioire e ciò che ci ha causato amarezza».
Leggi l’articolo integrale “Il gusto del bene” di p. Antonio Ramina sul «Messaggero di sant’Antonio»
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